Giudizi critici
Verrebbe davvero voglia di prenderlo a pugni, Giuseppe Correale, per quella sua quasi totale mancanza di ambizione, per quel suo caparbio modo di essere modesto, per quel suo cocciuto proposito di volere tenere prigioniere nel vasto studio le decine e decine di sculture che magicamente gli sono nate dalla creta e dal marmo e dalla pietra. Tutto un popolo di creature vive che attendono invano di respirare una boccata d'aria. Correale vive con un piede a Siderno in provincia di Reggio Calabria e con l'altro sul continente americano, dove insegna agli altri i segreti di quell'arte che a lui sono stati rivelati da maestri insigni, come per esempio Pietro Annigoni. E trascorre il resto delle sue giornate e le vacanze italiane a vivificare blocchi di marmo, macigni di granito e montagne di creta, dando loro forme e lineamenti umani di purezza classica. Sono madri che teneramente cullano le loro creature; sono volti di fanciulle ancora avvolte nel loro candore verginale; sono rudi pescatori e contadini calabresi col volto scavato dai sacrifici e dalla fatica. E sono infine, santi, rapiti nell'estasi, come il gigantesco San Nicodemo per la chiesa di Mammola. Una rassegna delle opere di Giuseppe Correale, organizzata con tutti i crismi a Roma o a Milano o in qualunque altra cittā italiana o estera, non potrebbe non segnare una tappa gloriosa per la storia delle arti figurative e la collocazione del Correale nella costellazione degli artisti italiani. Ma queste cose č inutile dirle a Peppino Correale, uomo la cui modestia č grande quanto le sue infinite capacitā.
"Giuseppe Correale, lo scultore da prendere a pugni" di Saro Gambino in Il Miliardo - 22 dicembre 1971