Giudizi critici
L'arte di Correale, dunque non si disperde, come pure qualcuno sostiene, in una pura ricerca di bellezza classica, ma piuttosto si macera in quella che Brancusi definisce "la bellezza come pura equità", o meglio "l'argento liquido che mi circonda" di Giacometti. Direi, come scrive il Read, avvalendomi cioè di una sua espressione che la scultura di Correale risente di una "geometria della paura", ma che nel suo farsi non irrompe nella sfasatura della forma e nella rottura e nello scardinamento dell'essenzialità della creatura umana e sembrerebbe in un composto esteriorizzare, in un meditato estrinsecare, in un consapevole rendere visione plastica, architettonica e drammatica, quell'ansia, quell'inquietudine, quell'angoscia, quella alienazione e insieme quella ricerca vibratile di cui l'uomo è vittima e protagonista. Quella di Correale dunque è una forma aperta, dinamica, forma a tutto tondo e spirituale. Di qui quella trasparenza solida ed umana della sua scultura che va oltre le "costruzioni trasparenti" di Giacometti, pur accentrandosi più o meno intensamente sulla stessa inquietudine e sulla stessa angoscia...
"Giuseppe Correale" di Carlo A. Pascale in Arte italiana contemporanea - Editrice la Ginestra - Firenze 1979