Giudizi critici
...Mi piacque subito Giuseppe Correale, con tutti i suoi limiti ed eccessi, ora con le sue pietre arroccate e tante maternità, pugni a minacciare i troppi estri del Novecento, ora con le sue figurette filiformi attente al ritmo, fra dramma e balletto. Si capiva subito benissimo che l'avanguardia portatrice di messaggi astratti non è stata il suo forte, ma la vita gli era stata maestra nell'arte e che le sue donne facevano le madri e le spose davvero, le sue ballerine colleghe di Degas e di Manzù, che i ritratti delle fanciulle,a cominciare da quelli della figlia Sofia, erano e sono forme in cui si esprime l'anima. E poi questo figuratore pieno d'amore, dalle mille curiosità, instancabile e solitario, mi è apparso un sessantenne giovanissimo, pregi e difetti. Mosso da una profonda onestà e bontà. Un maestro che non ha saputo avvalersi di scaltrezza stilistiche, che ha preferito restare dentro un'illuminata tradizione, piuttosto che viaggiare sugli "ismi" come un manico di scopa. L'artista è un solitario autodidatta che si consiglia da sé, molto apprezzato dai suoi collezionisti e committenti. Vive un misto di umiltà e di orgoglio e preferisce sbagliare da solo che essere mal consigliato nelle svolte estetiche. Ma si avverte anche la sua grande disponibilità a forme anticonformistiche, antiretoriche, una sua sorgiva attitudine alla umanizzazione della figura...
"Le sculture di Correale" di Marcello Venturoli in Siderno n. 1 - gennaio 1998